Gli Alfieri della Repubblica incontrano Pietro Fochi

Alcuni degli Alfieri presenti all’incontro con Pietro Fochi, e Pietro fila uno al quarto riquadro

Il giorno 29.07.2020 ore 15:00 è avvenuto il primo evento di apertura per questo nostro percorso di E-talk, incontri con personaggi illustri dei vari settori, per via online, con lo scopo di informare tutti i giovani sui diversi temi. Il Presidente Renato Cortesini ha aperto così il talk che ha avuto come oggetto il tema dei giovani nelle istituzioni internazionali: “noi vogliamo come Associazione spingerci anche su questo. Nella vita le opportunità ci sono una volta sola, cerchiamo di rendere proficuo il tempo che Pietro ci dedica.”

Pietro, emozionato, si è unito alla nostra iniziativa di fare rete riconoscendo all’onorificenza un valore inestimabile, che si coglierà più avanti nel tempo anche con i prossimi alfieri. Unendo le eccellenze del nostro paese e unendo le forze e le nostre differenze  – che sono le più grandi ricchezze che abbiamo -, sicuramente porteremo un maggior valore all’onorificenza e riusciremo a portarla to the next level, facendo un upgrade su noi come singoli e sulla progettualità di gruppo e comunità. Molto onorato di poterci essere nel nostro percorso, Pietro è felice di esserci in qualità di Amico di noi individui di eccellenza.

Pietro è un advocate per le nuove generazioni, per la loro inclusione e il loro coinvolgimento, significativo per tutti gli aspetti della società. Pietro racconta come si sia trovato con ruoli diversi e spesso liberi all’interno di diversi aspetti della società, partendo dal settore pubblico, ha avuto il privilegio di ricoprire il mandato di delegato giovanile alle nazioni unite dal Ministero degli Esteri, che dà mandato a due giovani di rappresentare per un anno l’Italia alle Nazioni Unite. Da una parte, questo ruolo permette di portare le istanze dei giovani italiani di fronte alle Nazioni Unite ed anche ad organizzazioni nazionali o sovranazionali. Dall’altra parte, permette di diffondere la consapevolezza dell’agenda europea all’interno del nostro paese. Alla fine del 2017 Pietro ha avuto il privilegio di imbarcarsi nell’imprenditoria giovanile e sociale ed insieme ad un team internazionale ha dato vita ad una impresa sociale (Eduactive), fatta da giovani, che lavora con i giovani per i giovani e giovanissimi. In breve, danno modo ai giovani in Italia di accedere al mondo del lavoro il prima possibile nel modo più informato possibile e propongono percorsi internazionali per arricchire le proprie conoscenze. Eduactive dà possibilità ai partecipanti di sviluppare la propria progettualità.

Parliamo di giovani ed istituzioni. Non vi è una definizione internazionale su cui tutti sono concordi su che cosa significhi essere giovani. Secondo Euromonitor è l’età media che è collegata all’aspettativa di vita.

  • italia: 45 anni (primi al mondo)
  • nigeria: 15-17 anni

Secondo l’ISTAT giovani si è considerati fino ai 34 anni, anche se in Italia spesso c’è l’equazione giovane=studente. In Italia nella fascia 15-29 ci sono milioni di giovani che non rispondono al discorso comune di giovani studenti. Il dato della formazione non è l’unico da tenere in considerazione: alcuni giovani appartengono a situazioni di svantaggio economico o sociale o a comunità minoritarie che soffrono la disuguaglianza. Un concetto importante è quello della Double discrimination: in prima battuta, dovuta alla situazione di svantaggio, in seconda battuta è l’essere giovani. E’ importante nei propri progetti portare avanti cosa facciamo nella nostra comunità: non tutti si impegnano sul proprio territorio, per questo è importante cercare di coinvolgere ed includere altri giovani, perché il benessere che possiamo garantire a loro si estende a tutta la comunità e, infine, porta benefici anche a noi stessi.”

Pietro spiega come l’istituzione sia quell’entità che contribuisce a portare benessere, che si occupa di prevenzione e si cura del conflitto nella comunità. Dal momento che le istituzioni si occupano di ogni aspetto della vita, i giovani devono interessarsene, prendersene cura e interagire con esse, anche senza farne parte in modo diretto. Le istituzioni sono fatte per le persone, perciò noi stessi come cittadini italiani, europei e del mondo siamo le istituzioni.

Insieme a Pietro si è parlato anche dell’agenda 2030, che si compone da 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile, dalla riduzione delle disuguaglianze a questioni energetiche e ambientali, creazione di istituzioni forti e necessità di fare rete. Un documento programmatico di grande complessità che ci dà modo di esprimerci e di sentirci parte di un contesto ben più grande di quello in cui siamo. Il nostro impegno nella cittadinanza attiva sicuramente entra in tutti questi 17 obiettivi. Questo programma appartiene a tutti i giovani, che, anche se non coinvolti direttamente dall’agenda, ci sono trasversalmente.

Se decidiamo di indagare sulle relazioni tra giovani e istituzioni c’è bisogno di sfatare dei falsi miti che esistono. Sentiamo tantissimi luoghi comuni che in realtà non rispecchiano la realtà.

  1. primo punto. I giovani sono una categoria sociale: errore assolutamente madornale, non siamo un gruppo speciale a cui dedicarsi, noi siamo la società, noi siamo cittadini e cittadine, siamo tutti diversi, abbiamo tutti conoscenze diverse, siamo tutti unici e questa diversità è la nostra ricchezza. Chi vuole relegare il giovane ad una categoria, è per relegare i giovani ad una categoria di marketing perché siamo abili consumatori, andiamo bene come categoria sociale con bisogni specifici. Non esistono questioni che riguardino i giovani e altre invece no, importante da tenere a mente quando ci si occupa, si prova e si tenta di interagire con le istituzioni, tutto ha un impatto su di noi e noi dobbiamo avere un impatto su qualsiasi ambito e tema della vita.
  2. secondo punto. I giovani sono il futuro: non è così, noi siamo il presente, ci siamo, siamo parte di un siste consapevoli. Le decisioni prese oggi avranno ricadute dirette su di noi e ci troveremo a prendere decisioni sulle decisioni che sono state prese oggi. Non servono tavoli di ascolto con scopo consultivo, questo non è sufficiente, è necessario che i giovani siano pienamente titolari di prendere decisioni, le opportunità sono tantissime: non bisogna aggiungere un nuovo tavolo accanto a chi decide, dobbiamo sedere allo stesso tavolo, decostruire i tavoli e ricostruire per accogliere i giovani
  3. terzo punto. Noi giovani siamo degli sdraiati. E’ necessario non essere passivi, ma essere proattivi, spesso ci troviamo in situazioni in cui non siamo a nostro agio, ciò che stiamo facendo non sta portando ai risultati non in linea con i nostri obiettivi. La scelta più facile è lasciar scorrere il tempo ma non è una scelta vincente. La necessità, anche se costa tanta fatica, è di modificare la situazione in cui si vive, dalla più piccola a quella più macroscopica e difficile. Insieme possiamo portare al miglioramento del benessere in una qualunque situazione. Noi abbiamo una caratteristica: forza creativa, non solo in senso artistico, ma essere liberi, creare soluzioni nuove. Come si può fare quando l’idea che porta a cambiamento manca? Uscire dalla propria comfort zone.
  4. quarto punto. I giovani sono contro: a prescindere e a priori sono contro istituzioni, regole, imposizioni dall’alto, questo è sbagliato, perché noi siamo un esempio, noi giovani siamo nativi digitali, siamo capaci di comunicare in modo rapido ed efficace con qualsiasi giovane in ogni parte della terra, lo facciamo anche senza rendercene conto, costruendo rapporti di amicizia, eppure talvolta abbiamo difficoltà ad interagire con le persone che ci stanno intorno. Questo è strano: tutto dipende dal linguaggio. Noi abbiamo sempre l’aspettativa che le istituzioni facciano un passo verso di noi, che comunichino in modo appetibile e comprensibile ma questo succede molto raramente. Le istituzioni si devono avvicinare ai giovani e viceversa, bisogna imparare ad usare il linguaggio delle istituzioni. L’utilizzo di alcune formule e forme (in italia è la sostanza), ecco che la double discrimination viene ridotta nei nostri confronti.

Pietro ha ripotato un messaggio molto importante, ovvero su come sia fondamentale essere esigenti nei confronti delle istituzioni; i giovani devono andare a bussare alle porte delle istituzioni per scuoterle a livello locale e nazionale.
Pietro ha riflettuto su come i giovani, nel proprio percorso di crescita, spesso si sentano sempre oppressi in un contesto che non dà e che non motiva abbastanza. Ha sottolineato come, da un lato sia importante pensare globalmente, dall’altro si debba agire sulla propria comunità per renderla un luogo migliore dove stare meglio. I giovani devono scuotere le istituzioni, senza demordere.
In quanto giovani, è necessario essere sostenibili: per esserlo bisogna interrogarsi prima di fare qualunque cosa, mentre lo si fa e una volta concluso, per capire l’impatto su se stessi, sugli altri e sull’ambiente, inteso come pianeta terra e come insieme delle organizzazioni più o meno complesse con cui il proprio operato si interseca.

Pietro ha evidenziato come l’affermazione “i giovani sono il futuro” releghi al futuro, come se i giovani fossero esclusivamente del domani, escludendoli così dai processi di organizzazione, partecipazione, decisione e collaborazione del presente.
È quindi importante non arrendersi al fatto che i giovani siano solo il futuro e che quindi oggi non contino e non abbiano voce in capitolo. I giovani non sono solo il futuro!

Insieme a tutti gli Alfieri della Repubblica presenti si è riflettuto su come sia estremamente importante decostruire i tavoli, così da rendere finalmente i giovani una parte integrante nelle decisioni.
Ancora, è stato evidenziato come spesso si dica che i giovani non siano informati. Anche se non vengono dati gli strumenti per conoscere, è compito di ciascuno chiedere.
Pietro ha sottolineato come la curiosità e la necessità di comprendere siano un’arma per i giovani: ciò che noi arricchiamo per noi stessi deve essere restituito anche agli altri. Questa è la vera forza della disseminazione.
Pietro ha poi voluto dare uno spunto di riflessione: nella comunità (paese, scuola, vacanza, amici, gruppo, nazione) quando si trova qualcosa che non funzioni o potrebbe funzionare meglio, bisogna provare a partire da quel problema, dalle cause e dai meccanismi che stanno alla base, per capire chi ha causato quello, chiedere delle risposte e proporre delle soluzioni.

È fondamentale fare forza sulle proprie capacità.

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